All’interno della storia delle immagini, gli Hunger Games, il reality show in cui degli adolescenti, chiamati tributi, si uccidono davanti a una giungla di telecamere, occupano un posto a sé. Negli Hunger Games non ci sono simboli, parole, linguaggio, ma soltanto immagini e identificazioni: i tributi si proiettano, si specchiano, si uccidono, in una scena che non conosce divenire e si ripete, all’infinito. Gli Hunger Games mettono in scena le immagini che si uccidono a vicenda, e che raggiungono così lo stato che Lacan ha chiamato di jouissance, di godimento. Se gli Hunger Games sono un’immagine alla seconda, Katniss è la loro protagonista, colei che tramuta le identificazioni, le uccisioni, in emozioni. Katniss è la regina di un’umanità che guarda in camera. Questo almeno è il destino brutale e grottesco che la produzione ha preparato per lei. Ma Katniss ha scelto per sé un’altra strada.
Collana Filosofia al presente
pp. 95
ISBN 978-88-99299-05-7
euro 8,50