«Di solito uno che va a fare il prefetto da qualche parte, si reca prima al ministero degli Interni, dove gli parlano della gente, della situazione. A me nessuno disse nulla. Non ricevetti alcuna istruzione. Non sapevo nulla della questione religiosa, politica, economica, del clero: nulla, nulla… mi accennarono solo che c’era una situazione economica difficile. Insomma, mi buttarono in acqua e mi dissero di nuotare…». Con queste parole il cardinale Loris Francesco Capovilla ricorda l’avvio del suo episcopato nell’arcidiocesi di Chieti-Vasto, iniziato nel 1967 e durato fino al 1971. Enrico Galavotti analizza accuratamente gli anni abruzzesi di Capovilla: il dialogo costante con Roma, lo sguardo sempre vigile sulla Chiesa e il suo essere nel mondo e di pari passo la costruzione di un rapporto non sempre semplice ma autentico e tenace fra il pastore e la sua comunità, senza tralasciare gli elementi di complessità della relazione fra il vescovo e gli esponenti della politica locale.
L’intervista e la ricca appendice di documenti che completano il libro contribuiscono a delineare i tratti di una personalità straordinaria: un vescovo che ha lasciato tracce durature nella storia abruzzese, un uomo che ha stretto legami profondi e indelebili con quanti l’hanno incrociato lungo il cammino.
Collana Le nuove lune
pp. 208
ISBN 978-88-99299-04-0
euro 22,50