La parola sembra aver perso la sua capacità magistrale. L’insegnamento conosce una crisi che non è episodica, perché investe la sua stessa “possibilità”. Secondo Flavia Conte tale crisi, è essenzialmente una crisi dell’ “enunciazione”: nella postmodernità, quella forma simbolica del legame sociale, di cui la pratica educativa esprime in Occidente l’esempio più elevato, sembrerebbe non trovare più un linguaggio adeguato. La crisi della parola “insegnante” si spiega con l’affermarsi sul piano filosofico di un paradigma pragmatico-performativo della conoscenza che delegittima la scientificità del sapere, rendendo impossibile ogni ideale di trasmissione del sapere. Nel tentativo di restituire alla parola magistrale la sua necessaria autorità, Flavia Conte delinea allora un quadro critico del pensiero postmoderno, mostrandone la genesi e individuandone lucidamente i limiti e le conseguenze sulla pratica educativa.